Alcuni fatti, accaduti durante la quotidianità, nel semplice e normale rapporto con i bambini e con i ragazzi, ci hanno provocati a lavorare insieme sul tema del “segno”.
Quando poniamo i bambini in relazione alla natura, la loro curiosità e il loro stupore fanno emergere molte domande. I bambini si lasciano interrogare dalla realtà: anche il ritrovamento casuale di una lucertola morta la cui coda si muove ancora, permette di cogliere aspetti profondi della realtà, come il legame tra la vita e il movimento. O ancora: quando chiediamo ai ragazzi più grandi di lavorare insieme per gruppi spesso emergono dinamiche relazionali più profonde che li spingono a cercare il senso del rapporto con gli altri.
Questi e infiniti altri episodi ci provocano a lavorare insieme sulla responsabilità che in quanto educatori abbiamo e che i ragazzi, se non siamo completamente assorbiti dal nostro presunto sapere, risvegliano nella nostra coscienza ogni mattina.
Per prima cosa, siamo chiamati a un’attenzione educativa che in ogni istante ascolta e coglie, senza pregiudizio, quei segni nascosti di un pensiero e di una personalità che si stanno sviluppando e che hanno bisogno di essere sostenuti e accompagnati nei giovani.
In secondo luogo, i ragazzi si trovano davanti a delle circostanze alle quali, per crescere, devono aderire, senza averne ricevuto precedentemente il libretto di istruzioni. Per ogni ragazzo gli altri sono un segno così come il professore, le proprie capacità e i propri limiti. Ma il segno di che cosa?
La realtà funziona così, ci mette davanti dei segni concreti per insegnarci una fiducia nella vita. Compito dell’educatore è sapersi inserire in questa dinamica per indagare con i giovani, approfondire e provocare in loro la ricerca del significato ultimo della realtà stessa. È proprio in questa ricerca che si sviluppa il rapporto educativo.
La nostra responsabilità è presentare un approccio alle discipline che partendo da circostanze particolari introducano i ragazzi al senso che noi stessi diamo alla realtà: la scelta di una tematica da affrontare in classe, la scelta di strumenti di giudizio del lavoro fatto, la scelta di testimonianze di vita da presentare loro. La coscienza della grandezza di questa responsabilità e della sua complessità, ha come conseguenza pratica, il condividere e il confrontarsi con chi ha questa stessa tensione educativa perché lo sguardo sia sempre volto al desiderio del significato ultimo che c’è in ogni persona e sia questo il motivo di ogni azione educativa.